lunedì 31 agosto 2015

La cabina armadio

Articolo tratto dal sito www.preventivi.it

Cabina armadio, una soluzione ottimale per la redistribuzione degli spazi


Per chi è in procinto di ristrutturare la propria abitazione e necessita magari di una redistribuzione degli spazi in grado di apportare vantaggi in termini di ottimizzazione, la cabina armadio può rappresentare la soluzione ideale. Una risposta non solo in termini pratici, ma anche di spesa, soprattutto nel caso in cui si decida di ricorrere a una soluzione in cartongesso e si abbiano le capacità per progettare l’intervento necessario, il quale, oltre a consentire un miglior godimento dello spazio destinato al proprio personale guardaroba, può andare a incidere positivamente anche su quello esterno. Va infatti sfatata una vecchia leggenda metropolitana, quella che vorrebbe la cabina armadio come una sorta di sinonimo di lusso, magari sull'onda di alcuni film hollywoodiani in cui vani di questo genere sembrano prefigurare la necessità di spazi estremamente ampi. Non è propriamente così. Soprattutto per chi sta pensando di ristrutturare la propria casa, l’aggiunta di due muri in cartongesso dotati di un'apposita apertura, può rivelarsi una soluzione non solo funzionale, ma anche più economica rispetto a un armadio a vista. Anche nel caso si decida per l’aggiunta di moduli con il compito di attrezzarla, la cabina armadio può infatti essere approntata con un deciso contenimento delle spese, soprattutto ove si opti per l’acquisto di moduli prefiniti al posto di quelli fatti con materiali di pregio o costruiti su misura. Grazie a questo accorgimento, si può scoprire che la spesa totale per una cabina armadio sarà in pratica sullo stesso livello di quella necessaria per l’acquisto di un armadio economico. 

Perché la cabina armadio

Il principale vantaggio assicurato da questa soluzione consiste naturalmente in uno sfruttamento più agevole dello spazio. La cabina armadio, anche di dimensioni modeste, può infatti garantire angoli più accessibili, mentre le mensole possono essere montate sfruttando tutta l’altezza sino al soffitto; una soluzione tale da permettere un contenimento più agevole delle scatole in caso di cambio stagione. Solitamente una cabina angolare di 180x180 centimetri può contenere più vestiario di un armadio a 6 ante. Anche l’estrema accessibilità e la possibilità di riporre tutto a vista e a portata di mano concorre non poco a mantenere più facilmente l'ordine. In questo modo, infatti, tutto rimane a portata di mano senza necessità di cercare un capo di vestiario andato magari a finire in fondo all'armadio in quanto passato di moda. 
Altro vantaggio offerto dalla cabina armadio è quello riservato a chi vive in coppia, in quanto ognuno dei componenti della stessa può approfittare della privacy regalata dall'ambiente per non disturbare l’altro, senza necessità di fare in fretta o fare tutto cercando di attutire eventuali rumori.  Va precisato che se le cabine armadio dovrebbero essere situate solitamente in camera da letto, nulla vieta di approntarne una in un altro luogo dell’abitazione, magari andando a sfruttare spazi che rimarrebbero altrimenti inutilizzati o sottoutilizzati. Basti pensare ad esempio ai sottoscala o a una mansarda, ideali per approntare un ambiente di questo genere.

Consigli per avere cabine armadio perfette

Quante volte abbiamo visto una cabina armadio, spesso spettacolare, in un film o in una serie di derivazione statunitense? In effetti proprio piccolo e grande schermo hanno contribuito non poco a rendere popolare questo tipo di ambiente e farlo desiderare in particolare da chi può disporre di uno spazio adeguato all'interno della propria abitazione. 
Chi ha la fortuna di disporre di una cabina armadio, dovrebbe però fare in modo disistemarla nel modo migliore al fine di consentirne una fruizione ottimale. Una sistemazione che può avvenire seguendo una serie di step, partendo magari dalla necessità di eliminare il disordine, che è concettualmente inadatto alle cabine armadio, il cui scopo principale, in fondo, è proprio quello di aiutare a mantenere in maniera ordinata e più razionale il proprio guardaroba. Se è vero che l’abbondanza di spazio può avere come contropartita una tendenza ad accatastare di tutto, accumulando abiti e accessori in maniera disorganica, alla fine si rischia di non capirci più niente. Proprio per questo motivo sarebbe consigliabile dare una ferrea organizzazione tale da ripagare soprattutto nei momenti di fretta, quando trovare ciò che si cerca non costituirà più un problema. In particolare, sarebbe il caso di trovare un alloggiamento per ogni accessorio, grande o piccolo che sia, ad esempio usando scatole rettangolari, per poi sistemare le scarpe a vista sugli scaffali e dividere gli abiti in base alla stagione e al colore. Se all'inizio può sembrare una perdita di tempo, a poco a poco si capirà l’importanza di una suddivisione di questo genere, quando nessuna cosa andrà persa e basterà ricordare ad esempio il colore di un maglione o di una camicia per ritrovarli subito.
Allo stesso tempo sarebbe il caso di sfruttare anche tutta l’altezza possibile, tramite l’installazione di mensole, dotandosi al contempo di un bastone appendiabiti o di una scaletta per raggiungere anche abiti o accessori che sono stati posti ai piani più alti, con estrema facilità.  
Oltre all’ordine, sono i tocchi in più a fare la differenza consentendo alle cabine armadio di non essere un semplice ripostiglio. Ad esempio si può pensare di approntare un'illuminazione adeguata, grazie a punti luce da disporre sul soffitto, lampadari e lampade da parete, escludendo quelle più ingombranti da terra. Chi ama camminare scalzo anche quando la temperatura scende, può poi pensare ad aggiungere un tappeto, mentre una specchiera a figura intera potrà aiutare non poco nella preparazione del proprio look. Infine si possono aggiungere dei quadri e carta da parati, che possono ulteriormente personalizzare la cabina armadio, facendone un ambiente caldo e accogliente, tale da predisporre al buonumore ogni volta che se ne fruirà.

Consigli pratici su come utilizzare i termosifoni

Articolo tratto dal sito www.preventivi.it

Termosifoni: consigli pratici

termosifoni

I termosifoni sono uno dei componentifondamentali dell’impianto di riscaldamento insieme alla caldaia.
La loro funzione è di riscaldare la casa attraverso la profusione di calore. Sono formati da elementi variabili a seconda dell’ambiente che si vuole riscaldare. Più sarà grande la stanza più saranno i moduli che compongono il termosifone, potendo arrivare anche a due termosifoni per ambiente.
Il prezzo del termosifone dipende dal materiale di costruzione e dalla grandezza degli elementi che lo compongono.
Per un riscaldamento ottimale è necessario che vengano rispettate le norme d’installazione, come ad esempio mantenere i termosifoni a una certa distanza da soffitto, muro, evitando che si riscaldi solo il muro stesso, oppure costruire delle mensole al di sopra del termosifone per fa sì che non si disperda troppo il calore in alto.
Il termosifone è formato da tre valvole che regolano la presenza di acqua all'interno e permettono di espellere l’eventuale aria presente; i termosifoni sono dotati anche di una valvola di spurgo che permette di togliere l’aria dal termosifone, che altrimenti impedirebbe all'acqua di poter entrare a riscaldare tutti gli elementi.
Un’altra valvola presente nei termosifoni è il detentore; questa è situata nella parte opposta di quella di spurgo, posizionata in basso. Serve a regolare la velocità di scorrimento dell’acqua all'interno.
Per concludere la descrizione dei termosifoni parliamo del termostato: è quella manopola che ci permette di regolare l’ingresso di acqua nel termosifone, rendendolo quindi più o meno caldo fino a spegnerlo del tutto. Questa valvola è molto utile poiché ci permette di spegnere il termosifone in ambienti interni che non ne hanno bisogno, mentre la caldaia continua a funzionare per alimentare i radiatori restanti.

Materiali per i termosifoni

I primi termosifoni, inventati nella seconda metà dell'800, furono costruiti in ghisa, poiché all'epoca non erano state ancora inventate leghe o materiali così resistenti al calore.
Col passare del tempo, per costruire i termosifoni è stato utilizzato sempre di più l’alluminio, e in seguito l’acciaio. Entrambi i materiali avevano la grande qualità di essere molto più leggeri rispetto alla ghisa e potevano assumere forme disparate.
Ai giorni nostri sta prendendo sempre più piede un nuovo materiale: il polipropilene; questo è dotato di una grande resistenza alle temperature elevate e ha il vantaggio di poter essere lavorato sia come materiale che come fibra.
Il materiale comunque più usato per la costruzione dei termosifoni rimane l’alluminio; il grande vantaggio è che è molto leggero e grazie a questo i termosifoni sono facilmente trasportabili e installabili. L’alluminio si scalda anche molto velocemente, riuscendo a garantire alle abitazioni una rapida diffusione del calore.
L’unico inconveniente dell’alluminio è che perde calore in maniera altrettanto veloce, mentre invece i termosifoni in ghisa riescono a mantenerlo per molto più tempo.
I termosifoni, vista la duttilità acquistata grazie all'impiego di nuovi materiali, possono assumere forme diverse, possono essere costruiti in tutte le misure e tipi, affinché vengano soddisfatte le esigenze degli acquirenti.

Come incrementare la resa dei termosifoni

Per aumentare la resa dei nostri termosifoni dobbiamo seguire dei piccoli consigli per ottenere ottimi risultati. Sappiamo bene che l'installazione degli impianti domestici e il loro uso rappresentano una parte considerevole delle spese per la nostra casa. Se non curiamo l’impiantistica in maniera efficiente rischiamo di dover spendere molto di più, con un aumento delle spese anche del 50%. 
Capita spesso di trovarci ad abitare in case costruite senza aver rispettato i criteri e le norme per avere un impianto di riscaldamento a regola d’arte. In queste abitazioni sono stati posizionati spesso termosifoni con impianti termici difficili da modificare o sostituire.
Purtroppo a molti italiani è capitato di ritrovarsi a vivere in un'abitazione costruita a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta in cui non venivano rispettati i criteri del "lavoro a regola d'arte". Ad aggravare la situazione, in molte di queste abitazioni si possono trovare radiatori in ghisa, installati in impianti termici molto complicati da sostituire e/o modificare.
Una prima soluzione che vi offriamo per poter risparmiare i consumi energetici dei termosifoni non implica la modifica fisica dell’impianto di riscaldamento.
Possiamo usare la scelta poco estetica che comporta l’inserimento sopra il termosifone di un sottile strato di alluminio. Questa operazione ha una spiegazione logica: il termosifone scalda per irraggiamento e per convezione. Ciò significa che i termosifoni scambiano il loro calore interno (dato dall'acqua calda presente nei moduli) con l'aria presente nelle nostre stanze. Per di più forniscono un'ulteriore apporto energetico attraverso l'energia elettromagnetica.
Viene migliorato nettamente l’apporto energetico poiché l’alluminio riflette l’onda termica calda prodotta dal termosifone che per natura tende a salire verso l'alto, lasciando in basso l'aria fredda. Tale flusso naturale di aria calda verrà stoppato verso la stanza da scaldare aumentando in maniera considerevole l'efficienza e la qualità di tutti i termosifoni. Un consiglio per poter nascondere il foglio d’alluminio è quello di usare scatole di cartone, create a misura; un altro metodo per celare l’alluminio è quello di ricorrere a delle mensole di marmo, queste spesso sono posizionate sopra i termosifoni.
Bisogna prestare molta attenzione a non cercare di occultare troppo il foglio di alluminio: questo potrebbe provocare un calo di scambio termico, causando l'assorbimento parziale se non totale del calore. Potrebbe servire applicare delle guaine isolanti adesive; queste le troviamo nei negozi del fai da te, si applicano tra il termosifone e il muro per far sì che questo non assorba tutto il calore; in questo modo si garantisce che venga mantenuta la temperatura costante.
Per mantenere i termosifoni nello stato ottimale bisogna effettuare la manutenzione in maniera regolare. E’ bene spurgare spesso l’aria presente nei moduli e di conseguenza nelle tubazioni per far diminuire le perdite di carico e per far pervenire un  maggiore quantitativo di acqua.
Per un ulteriore risparmio, possiamo installare valvole termostatiche per diversificare la temperatura dei termosifoni in ogni stanza in base all'uso. Facendo così potremo avere subito una diminuzione fino al 30% sulla bolletta.
Se usando questi accorgimenti la resa del vostro termosifone non migliora, significa che c’è quasi sicuramente un problema all'impianto di riscaldamento che alimenta i termosifoni.
Per ulteriori dettagli, informazioni o curiosità, potete rivolgervi ai tanti esperti nel settore presenti sul nostro sito, Preventivi.it. Tramite un preventivo gratuito sapranno fornirvi tutte le indicazioni per l’acquisto, il montaggio e la manutenzione dei termosifoni per la vostra abitazione.

Articolo tratto dal sito www.preventivi.it

I sistemi di accumulo aumentano la convenienza del fotovoltaico

fv-batterie
Il Conto energia sta diventando un ricordo lontano. La fine del meccanismo di incentivazione ha determinato in questi due anni un calo delle installazioni digrandi impianti fotovoltaici che sono diventati economicamente meno convenienti. Il rischio di una battuta d’arresto del solare però non è mai diventato realtà. Sono soltanto cambiate le logiche di investimento e continuano ad aumentare le installazioni di piccoli impianti fotovoltaici domestici, tra i 3 e i 20 kW di potenza. Il fotovoltaico residenziale ha come obiettivo principale l’autoconsumo e non più la vendita di energia elettrica.  
I microimpianti fotovoltaici oggi sono determinanti per lo sviluppo del settore. Della mappatura delle installazioni del 2014 si è occupata Anie Rinnovabili, l’associazione che all'interno di ANIE (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche) riunisce le imprese costruttrici di componenti e impianti chiavi in mano per la produzione di energia da fotovoltaico, eolico, biomasse e geotermia, idroelettrico. Secondo Anie Rinnovabili nel 2014 circa il 60% della potenza installata è arrivata da impianti fotovoltaici fino a 20 kW. Nel 2013 la potenza installata dei piccoli impianti era stata del 41%. Attualmente sono soprattutto i privati a credere nelle potenzialità dell’energia solare e trainare il fotovoltaico italiano, grazie anche ad agevolazioni fiscali come la detrazione Irpef del 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia, che comprendono l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici domestici. Spesso chi usufruisce del bonus fiscale del 50% per il fotovoltaico utilizza anche il meccanismo dello scambio sul posto: si tratta di una modalità di autoconsumo dell’energia prodotta dall'impianto fotovoltaico che è differita nel tempo; non è necessaria la contemporaneità tra la produzione e l’utilizzo dell’energia, visto che la rete elettrica diventa il serbatoio in cui si vanno a depositare le eccedenze di energia prodotta; sarà possibile prelevare quell'energia in un secondo momento a condizioni economiche vantaggiose.
Stanno però cominciando a diffondersi in Italia i sistemi di accumulo, considerati la nuova frontiera del fotovoltaico domestico.

Scopriamo di più sui sistemi di accumulo

A differenza dello scambio sul posto, nei sistemi dotati di accumulo l’energia prodotta dall'impianto fotovoltaico non viene ceduta alla rete elettrica ma viene immagazzinata nelle batterie di accumulo. In questo modo l’impianto si autoalimenta, i prelievi dalla rete si riducono al minimo fino ad arrivare all'autoconsumo senza alcun ricorso a prelievi esterni. Se l’impianto fotovoltaico si dimensiona in base ai consumi reali dell’abitazione si otterrà dai sistemi di accumulo la massima efficienza. Ancor di più se all'impianto si collega un sistema di monitoraggio in grado di registrare produzione e consumo.
Se all'inizio il costo dei sistemi di accumulo appariva proibitivo, adesso la diffusione di questa tecnologia sta abbassando sempre di più i prezzi.
Secondo Anie, nel giro di tre-cinque anni il costo dei sistemi di accumulo sarà ulteriormente ridotto, fino a dimezzarsi. Sarà quindi possibile recuperare l’investimento per questo tipo di impianto fotovoltaico in tempi brevi. Esistono diversi tipi di accumulo: con le batterie incluse nell’inverter e con le batterie esterne modulabili in base al consumo effettivo. La scelta varia a seconda delle esigenze di chi decide di dotarsi dell’impianto fotovoltaico.
Attualmente le batterie di accumulo durano circa cinque volte meno rispetto ai pannelli fotovoltaici, cioè cinque anni contro i 25 dei pannelli. La nuova sfida nel settore è proprio quella di allungare i tempi di durata cercando di ridurre i costi.
Se ci si dota oggi di un impianto fotovoltaico con sistema di accumulo è facilmente ipotizzabile che tra cinque anni, al momento di cambiare le batterie, ci si troverà di fronte a prezzi inferiori e a tecnologie all'avanguardia. 

venerdì 21 agosto 2015

Ristrutturazioni ed efficienza energetica: controlli sulla detrazione 50% e 65%

Tratto dal sito www.preventivi.it

Entro il 31 dicembre del secondo anno successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi l’Agenzia delle Entrate può fare controlli sulla detrazione fiscale del 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia, sulla detrazione fiscale del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e sul bonus mobili.
Lo ha stabilito la Commissione Tributaria Regionale Lombardia (sentenza n. 2597/2015). Il potere di controllo formale del Fisco non può andare oltre il termine stabilito dalla legge, nonostante la detrazione venga rateizzata in 10 anni.
Il controllo formale dell’Agenzia delle Entrate non è altro che la verifica della corrispondenza tra gli importi che si chiede di detrarre nella dichiarazione dei redditi e la documentazione che certifica i lavori di ristrutturazione o per l’efficienza energetica conservata dal contribuente. 
Se si eseguono lavori di ristrutturazione edilizia nel 2015 la detrazione andrà indicata nella dichiarazione dei redditi da presentare nel 2016; l’Agenzia delle Entrate avrà tempo di controllare la corrispondenza tra importi da detrarre e documentazione fino al 31 dicembre 2018.
Pur se la detrazione è ripartita in dieci anni, il potere di controllo dell’Agenzia delle Entrate non può essere esteso. Secondo la Commissione Tributaria infatti darebbe luogo a una disparità di trattamento tra chi negli anni passati ha avuto la possibilità di scegliere di ripartire la detrazione in 3, 5 o 10 anni. Inoltre per il principio del legittimo affidamento un privato dopo un tempo ragionevole deve potersi considerare al riparo da eventuali contestazioni.
In fase di controllo l’Agenzia delle Entrate potrebbe rilevare difformità tra gli importi da detrarre indicati nella dichiarazione dei redditi e i documenti esibiti. In questo caso al contribuente sarà chiesta l’integrazione della documentazione per chiarire la presunta irregolarità. Se dovessero permanere le incongruenze il Fisco invierà una comunicazione di irregolarità con il resoconto del controllo formale e l’importo che il contribuente dovrà versare, che sarà la somma tra: detrazioni non spettanti e indebitamente aggiunte, sanzione applicata, interessi legali. Se il pagamento della sanzione avviene entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione di irregolarità, il contribuente potrà usufruire di una riduzione del 20% della sanzione.
Per evitare che la sanzione sia determinata dal mancato possesso dei documenti è bene conservare scrupolosamente tutto quello che potrà rivelarsi necessario presentare nel caso di controlli. 
 

Documenti da esibire per la detrazione 50% 

 
La detrazione Irpef del 50% per le ristrutturazioni edilizie e l’ecobonus del 65% per la riqualificazione energetica sono agevolazioni distinte e seguono procedure diverse. Cambierà quindi anche la documentazione da conservare ed esibire durante i controlli.
Nel caso del bonus del 50%, i documenti di cui essere in possesso sono:
-         La domanda di accatastamento (soltanto se l’immobile non è ancora censito in catasto)
-         Le ricevute dell’avvenuto pagamento dell’imposta comunale sugli immobili (ICI o IMU)
-         Il possesso della pratica edilizia, se il proprio Comune la richiede; in alternativa la dichiarazione sostitutiva di atto notorio che riporti la data di inizio dei lavori di ristrutturazione edilizia
-         La copia della comunicazione ASL nel caso in cui sia necessaria in base alla normativa per la sicurezza nei cantieri
-         Le fatture o le ricevute fiscali che attestino le spese sostenute per gli interventi di ristrutturazione
-         Le ricevute di pagamento con il bonifico “parlante” per le detrazioni fiscali.
Nel caso in cui gli interventi di ristrutturazione riguardino parti comuni degli edifici condominiali, alla documentazione elencata andrà aggiunta una copia della delibera dell’assemblea condominiale che attesti l’approvazione dell’esecuzione dei lavori e la tabella millesimale per la ripartizione delle spese. 
 

Documenti necessari per la detrazione 65%

La detrazione del 65% (o Ecobonus) per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici ha come obiettivo l’efficienza energetica, che va quantificata e certificata. Ecco la documentazione da conservare ed esibire in caso di controlli:
-         Le ricevute fiscali o fatture che attestino le spese sostenute per gli interventi di riqualificazione energetica
-         Le ricevute di pagamento del bonifico “parlante” per le detrazioni fiscali
-         L’asseverazione redatta da un tecnico abilitato, che solo nel caso di installazione caldaia a condensazione con potenza inferiore a 100 kW o di sostituzione di infissi potrà essere sostituita con la certificazione del produttore
-         La ricevuta di invio della comunicazione Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). 
Anche nel caso della detrazione del 65%, se l’intervento riguarda parti comuni di edifici condominiali, servirà essere in possesso di copia della delibera assembleare di approvazione dei lavori e della tabella millesimale di ripartizione delle spese. 

giovedì 20 agosto 2015

Tinteggiatura esterna di civile abitazione

L'intervento è stato eseguito a Lucrezia (PU), ed ha riguardato il rifacimento della tinteggiatura esterna di una civile abitazione, eseguito circa 35 anni fa con materiale plastico.
La tinteggiatura esistente stava iniziando a degradarsi già da alcuni anni, e le lattonerie presentavano forti segni di vecchiaia e forature in vari punti.



Dato lo stato di fatto, si è intervenuto rimuovendo lo strato di tinteggiatura esterna, realizzando una nuova tinteggiatura con diversa tonalità cromatica, ed è stata operata la sostituzione completa delle lattonerie.

L'intero intervento, trattandosi di manutenzione straordinaria, è stato eseguito beneficiando dell'applicazione dell'IVA agevolata con aliquota del 10% e delle detrazioni fiscali per interventi di ristrutturazione, pari al 50 %.





venerdì 14 agosto 2015

Il ruolo del certificatore nel nuovo Decreto Linee Guida

Il certificatore energetico fino ad oggi è stato considerato, dai più, come un mero emettitore di un documento imposto dalla legge, spogliandolo di una importanza professionale che invece, per fortuna, viene nuovamente ribadita dal Decreto linee guida sulla certificazione energetica.

La certificazione energetica degli edifici è uno dei tanti strumenti tramite i quali il nostro Stato, in attuazione di una direttiva della Unione Europea, cerca di raggiungere gli obiettivi imposti dal Protocollo di Kyoto.

L'APE ha lo scopo di sensibilizzare, far interessare e rendere edotti i proprietari e gli inquilini degli immobili sul suolo nazionale del comportamento energetico della propria abitazione o azienda.

Sapere quanto "consuma" la nostra casa per essere riscaldata o raffrescata serve per conoscere i costi di gestione annui, e di conseguenza aiuta a individuare gli interventi per ridurre questi consumi e risparmiare energia, vero obiettivo della certificazione energetica.

Il certificatore, oltre ad essere un soggetto riconosciuto ai sensi D.P.R. 75/2013, deve anche possedere conoscenze che lo aiutino ad individuare al meglio la reale classe energetica di un immobile. Un certificatore può scegliere di certificare semplicemente un edificio, oppure può anche decidere di aiutare il proprietario ad intraprendere scelte energeticamente efficienti.

Secondo le nuove linee guida nel caso di edifici di nuova costruzione o per gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti di primo livello, la nomina del soggetto certificatore avviene prima dell’inizio dei lavori. Tale nomina deve essere dichiarata nella relazione attestante la rispondenza alle prescrizioni per il contenimento del consumo di energia degli edifici e relativi impianti termici, che, ai sensi del comma 1, dell’articolo 8, del d.lgs. 192/2005, il proprietario dell’edificio, o chi ne ha titolo, deposita presso l’amministrazione comunale competente contestualmente alla dichiarazione di inizio dei lavori complessivi o degli specifici interventi proposti o alla richiesta di permesso di costruire.
Questa nomina è importante, in quanto il certificatore assume un ruolo chiave nello sviluppo dell'edificio, in quanto avrà il compito di seguire passo dopo passo tutte le scelte che ne influenzano il comportamento energetico, ed il certificatore non solo certifica ma, in qualità di esperto nel campo del risparmio energetico, permette di effettuare scelte che porteranno a significativi risparmi per il committente.

Il soggetto certificatore presenta poi al richiedente, mediante apposita informativa, tutte le opzioni che sono consentite per accedere al servizio in termini di qualità e di costo, al fine di consentire al medesimo una scelta consapevole.
L’informativa al richiedente deve specificare:
• il possesso, da parte del soggetto certificatore, dei requisiti di abilitazione alla attestazione della prestazione energetica previsti dalla legge;
• le diverse opzioni relative alla procedura da rispettare per la valutazione della prestazione energetica e il rilascio del relativo attestato, e la relativa scelta effettuata;
• l’obbligo dell’esecuzione di un sopralluogo;
• le eventuali prestazioni supplementari per l’erogazione del servizio, quali, ad esempio, l’esecuzione di prove in situ;
• le condizioni di erogazione del servizio, compreso eventualmente l’elenco dei documenti da prodursi a cura del richiedente e le modalità attraverso cui comunicare al soggetto certificatore il nominativo del direttore dei lavori, garantire l’informazione delle diverse fasi di realizzazione dell’intervento edilizio e l’accesso al cantiere.
Il richiedente sottoscrive, per presa visione, tale informativa e la scelta conseguente operata.
Nei casi di edifici di nuova costruzione e di ristrutturazioni importanti, il servizio di attestazione della prestazione offerto dal soggetto certificatore deve comprendere almeno:

• la valutazione della prestazione energetica dell’edificio a partire dai dati progettuali anche contenuti nell’attestato di qualificazione energetica, con l’utilizzo del “Metodo di calcolo di progetto o di calcolo standardizzato”;
• controlli in cantiere nei momenti costruttivi più significativi;
• una verifica finale con l’eventuale utilizzo delle più appropriate tecniche strumentali.
A tali fini, deve essere previsto che il direttore dei lavori segnali al soggetto certificatore le varie fasi della costruzione dell’edificio e degli impianti, quando rilevanti per le prestazioni energetiche dell’edificio, al fine di consentire i previsti controlli in corso d’opera. Per l’esecuzione delle attività di rilievo in sito, diagnosi, verifica o controllo, il soggetto certificatore può procedere alle ispezioni e al collaudo energetico delle opere, avvalendosi ove necessario, delle necessarie competenze professionali.

Nel caso si certifichi un edificio esistente, il certificatore deve richiedere al proprietario quanti più dati possibili in merito alle caratteristiche energetiche dell'edificio. Nel caso in cui la certificazione riguardi un appartamento in condominio, è fatto obbligo agli amministratori degli stabili di fornire, in relazione alla procedura applicabile, piena collaborazione ai condomini che lo richiedano, attraverso il rilascio in forma gratuita delle informazioni e dei dati necessari.

sabato 8 agosto 2015

Il Decreto Linee Guida sulla Certificazione Energetica

Accorpiamo in questo articolo i due rimanenti decreti, in quanto quello riguardante la Relazione Tecnica altro non è che uno schema predisposto delle informazioni che vuole il Legislatore in merito a questo documento.

Il decreto nasce con lo scopo di uniformare gli schemi di certificazione energetica su tutto il territorio nazionale, stabilendo quindi:
  • una unica metodologia di calcolo;
  • un unico format di APE;
  • un unico modello di annuncio commerciale;
  • un sistema informativo unico a livello nazionale.
Tutti i vecchi APE redatti fino al 30 settembre 2015 rimarranno validi, mentre, entro 90 gg dall'entrata in validità del decreto, l'Enea dovrà creare il SIAPE, ovvero il sistema informativo unificato nazionale.


Il nuovo APE, che rimarrà sempre valido 10 anni, dovrà indicare, fra l’altro, una serie di informazioni minime:
  • i dati relativi all’efficienza energetica dell’edificio:
    • la prestazione energetica globale;
    • la classe energetica, determinata attraverso l’indice di prestazione energetica globale;
    • la qualità energetica del fabbricato ai fini del contenimento dei consumi energetici per il riscaldamento e il raffrescamento;
    • le emissioni di anidride carbonica;
    • l’energia esportata;
  • i valori di riferimento, quali i requisiti minimi di efficienza energetica vigenti a norma di legge;
  • le raccomandazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica;
Gli annunci commerciali dovranno avere il seguente format:



La classe energetica è basata sull’indice di prestazione energetica globale non rinnovabile dell’immobile, EPgl,nren. Tale indice esprime la quantità annua di energia primaria non rinnovabile necessaria per soddisfare i vari bisogni connessi a un uso standard dell’edificio, divisa per la superficie utile dell’edificio ed espresso in kWh/m2anno.
Il calcolo della prestazione energetica si basa sui servizi effettivamente presenti nell’edificio in oggetto. In caso di assenza dell’impianto di climatizzazione invernale e, nel solo settore residenziale, di produzione di acqua calda sanitaria, si procederà a simulare tali impianti in maniera virtuale, considerando che siano presenti gli impianti standard di cui alla Tabella 1 del paragrafo 5.1 delle Linee guida (segue)


Nuova classificazione energetica (Tabella 2 del paragrafo 5.1 delle Linee guida)


In caso di edifici di nuova costruzione o di edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni importanti, si applica la procedura di calcolo di progetto o di calcolo standardizzato, la quale prevede la valutazione della prestazione energetica a partire dai dati di ingresso relativi:
- al clima e all’uso standard dell’edificio;
- alle caratteristiche dell’edificio e degli impianti, così come rilevabili dal progetto energetico, previa verifica di rispondenza del costruito al progetto.
I metodi di calcolo utilizzati per calcolare gli indicatori numerici di prestazione energetica richiesti sono stabiliti dalle norme tecniche vigenti (Raccomandazione CTI 14/2013, UNI/TS 11300, UNI EN 15193). Il metodo di calcolo di progetto è applicabile a tutte le tipologie edilizie, sia per gli edifici nuovi che per quelli esistenti, indipendentemente dalla loro dimensione.
Per gli edifici esistenti non sottoposti a ristrutturazione importante, ferma restando la possibilità di avvalersi della procedura di calcolo di progetto o di calcolo standardizzato, si può applicare la procedura di calcolo da rilievo sull’edificio, valutando la prestazione energetica a partire dai dati di ingresso rilevati direttamente sull’edificio esistente, sulla base dei quali si esegue la valutazione della prestazione energetica secondo l’opportuno metodo di calcolo.
Le modalità di reperimento dei dati di ingresso relativi all’edificio possono essere:
- basate su procedure di rilievo, supportate anche da indagini strumentali, sull’edificio e/o sui dispositivi impiantistici effettuate secondo le normative tecniche di riferimento vigenti, nazionali o internazionali, o, in mancanza di tali norme, dalla letteratura tecnico-scientifica;
- ricavate per analogia costruttiva con altri edifici e sistemi impiantistici coevi, integrate da banche dati o abachi nazionali, regionali o locali.
In attuazione della “procedura di calcolo da rilievo sull’edificio” sono previsti i seguenti livelli di approfondimento.
• Rilievo in sito (metodo analitico e per analogia costruttiva)
Questo metodo è applicabile a tutti gli edifici esistenti, indipendentemente dalla tipologia edilizia e dalla dimensione. 
• Metodo semplificato
Nell’ambito di tale procedura sono utilizzabili inoltre metodi di calcolo semplificati, nel rispetto dei limiti dei limiti di scostamento riportati all’interno delle stesse Linee guida.

Nulla cambia per quanto riguarda i software riconosciuti e le procedure di riconoscimento degli stessi.

Casi di esclusione dall’obbligo di dotazione dell’APE

a) i fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 metri quadrati;
b) gli edifici industriali e artigianali quando gli ambienti sono riscaldati o raffrescati per esigenze del processo produttivo o utilizzando reflui energetici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili ovvero quando il loro utilizzo e/o le attività svolte al loro interno non ne prevedano il riscaldamento o la climatizzazione;
c) gli edifici agricoli, o rurali, non residenziali, sprovvisti di impianti di climatizzazione;
d) gli edifici che risultano non compresi nelle categorie di edifici classificati sulla base della destinazione d’uso di cui all’articolo 3, d.P.R. 26.8.1993, n. 412, il cui utilizzo standard non prevede l’installazione e l’impiego di sistemi tecnici, quali box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti sportivi.
e) gli edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose;
f) i ruderi, purché tale stato venga espressamente dichiarato nell’atto notarile;
g) i fabbricati in costruzione per i quali non si disponga dell’abitabilità o dell’agibilità al momento della compravendita, purché tale stato venga espressamente dichiarato nell’atto notarile. 
h) i manufatti, comunque, non riconducibili alla definizione di edificio dettata dall’art. 2 lett. a) del decreto legislativo 192/2005 (manufatti cioè non qualificabili come “sistemi costituiti dalle strutture edilizie esterne che delimitano uno spazio di volume definito, dalle strutture interne che ripartiscono detto volume e da tutti gli impianti e dispositivi tecnologici che si trovano stabilmente al suo interno”)

Il Decreto Requisiti Minimi

Da 1° Ottobre entreranno finalmente in vigore i decreti attuativi della L. 90/2013, in cui le principali novità per i progettisti edili sono:

  • Il decreto requisiti minimi;
  • Il decreto linee guida nazionali per la certificazione energetica;
  • Il decreto sulla relazione tecnica.
Queste novità sono legate alla necessità dell'Italia di dare attuazione alla Direttiva 2010/31/Ue, ovvero lo strumento normativo con cui l'Unione Europea vuole raggiunge gli obiettivi di efficienza e risparmio energetico.

Iniziamo questa analisi presentando il Decreto Requisiti Minimi.

Tale decreto si pone l'obiettivo di stabilire dei requisiti minimi da rispettare in occasione di interventi edilizi importanti, quali possono essere le nuove costruzioni o le ristrutturazioni.
Nell'atto di pensare e progettare questi interventi, il progettista deve fare considerazioni e prestare attenzione al rispetto di parametri che possano permettere, all'edificio, di ridurre al minimo i consumi energetici per il riscaldamento, raffrescamento e ACS.

Questi parametri variano inoltre di anno in anno, sino al 2021, con limiti sempre più restrittivi, che vogliono avvicinare le prestazioni degli edificio ai cosiddetti edifici ad energia quasi zero.

La prestazione energetica dell'edificio va determinata in base alla quantità di energia necessaria per un uso standard dell'edificio; il decreto continua, come il precedente, a tenere in considerazione gli usi standard e  non quelli dinamici.

Quando sono presenti FER (fonti energetiche rinnovabili), il loro apporto va detratto dall'energia necessaria a determinare la prestazione energetica.


La ristrutturazione importante si ha quando l’intervento interessa più del 25% della superficie disperdente lorda complessiva dell’involucro dell’edificio; la ristrutturazione viene poi divisa in altre due categorie, ognuna con un livello di requisiti minimi da rispettare:

  • di primo livello, quando interessa più del 50% della superficie disperdente e comprende anche la ristrutturazione dell’impianto termico per la climatizzazione invernale e/o estiva; in tal caso i requisiti di prestazione energetica si applicano all’intero edificio, relativamente al servizio o ai servizi interessati;
  • di secondo livello, quando riguarda più del 25% dell’involucro e può interessare l’impianto termico per la climatizzazione invernale e/o estiva; in tal caso, i requisiti si applicano alle sole porzioni oggetto di intervento;


Viene poi introdotto anche il concetto di riqualificazione energetica, ovvero quell'intervento che interessa una quantità di superficie lorda disperdente inferiore al 25% della superficie lorda totale dell'edificio.

Sono invece esclusi dalle verifiche del decreto quegli interventi sull'involucro che non hanno conseguenze dal punto di vista termico.

Per concludere questa breve descrizione del decreto Requisiti Minimi, segue un elenco di alcune delle più importanti prescrizioni inerenti le ristrutturazioni importanti ed i nuovi edifici che verranno realizzati dopo il 1° Ottobre 2015:

RISTRUTTURAZIONI IMPORTANTI

  • Tutti i calcoli effettuati devono essere riportanti nella relazione di calcolo;
  • Negli interventi in cui è prevista la posa di isolante verso l'esterno, è obbligatorio la verifica del rischio condensazione superficiale e interstiziale;
  • Per le strutture di copertura degli edifici è obbligatoria la verifica dell’efficacia dell’utilizzo di tecnologie di climatizzazione passiva (es. tetto ventilato o muro di Trombe) o di materiali per cool roof (sono definiti Cool Roof quei prodotti che hanno la proprietà di riflettere la radiazione solare e di riemettere una certa quantità di calore assorbita), con valori di riflettanza non inferiori a 0,65 per coperture piane, 0,30 per coperture a falde;
  • E' possibile derogare fino a un massimo di 10 cm sulle altezze minime interne dei locali abitabili nel caso di ristrutturazioni importanti o riqualificazioni energetiche con installazione di pannelli radianti a pavimento o a soffitto e nel caso di isolamento dall’interno.


NUOVI EDIFICI

In aggiunta alle verifiche previste per le ristrutturazioni importanti, occorre anche:

  • installare dispositivi per la regolazione automatica con compensazione climatica per singolo ambiente o singola zona per gli impianti di climatizzazione invernale; 
  • nel caso di nuovi edifici o edifici sottoposti a ristrutturazione importante di primo livello, si provvede all’ installazione di sistemi di misurazione intelligente dell’energia consumata;
  • nel caso di impianti termici al servizio di più unità immobiliari è obbligatoria l’installazione di un sistema di contabilizzazione del calore, del freddo e dell’acqua calda sanitaria;
  • infine occorre rispettare dei livelli minimi riportati nel decreto stesso.