venerdì 27 novembre 2015

Il degrado del calcestruzzo: cause e rimedi

Le cause del degrado del calcestruzzo

Il calcestruzzo è un materiale utilizzato dai millenni, sin dal tempo dei romani, quando parecchie opere erano realizzate utilizzando il calcestruzzo, contenente spesso pietra pomice come materiale inerte; anche la cupola del Pantheon è realizzata con questo materiale.


Contrariamente però a quanto si riteneva in passato, il calcestruzzo non è un materiale che dura in eterno, ma è soggetto a degrado, tanto più veloce quanto più la qualità del calcestruzzo è bassa o l’ambiente è aggressivo.

Un calcestruzzo armato del tipo faccia a vista è composto da calcestruzzo con all’interno acciaio sagomato i quali, combinando le proprietà di entrambi i materiali, vanno a formare una struttura solida perfetta per le costruzioni edili.

L’acciaio viene sagomato a forma di “gabbia”, e viene annegato nel calcestruzzo andando a formare svariate forme geometriche, dove comunque l’acciaio stesso rimane sempre all’interno del calcestruzzo, dal quale viene sempre ricoperto per proteggerlo dai fenomeni di ossidazione.

Questo spessore, chiamato nel linguaggio tecnico “copriferro”, può avere dimensioni variabili a seconda dell’epoca di realizzazione, del luogo e delle funzioni che deve svolgere.

Il calcestruzzo, appena realizzato, è altamente alcalino, e questa caratteristica permette allo stesso di proteggere in maniera adeguata il ferro di armatura; questa alcalinità, però, si perde con il passare degli anni, a causa di alcuni fattori che sono:
  Azione erosiva dell'acqua di pioggia che ha una alta acidità,
  Azione erosiva provocata dalla anidride carbonica,
  Azione erosiva del vento,
  Cicli di gelo disgelo.

Questi fattori combinati fra loro aumentano l’acidità e la porosità del calcestruzzo, creando delle vie di accesso dove l'acqua può penetrare all'interno della struttura, intaccando il copriferro.
Inoltre si sviluppano processi chimici che favoriscono il formarsi della carbonatazione, una reazione lenta e non regolare che negli anni arriva ad intaccare le strutture ferrose, provocando ossidazione e quindi la formazione di ruggine.
Questa ossidazione provoca un aumento del volume del ferro, creando crepe e spaccature, che con il tempo e i cicli di gelo disgelo possono provocare il distacco di elementi di calcestruzzo.

Questi processi hanno una durata variabile, e solitamente necessitano di molti anni prima di verificarsi, a seconda dello spessore del copriferro, della porosità del calcestruzzo, della esposizione delle pareti.


Una struttura di calcestruzzo non ha quindi una durata eterna, ma è soggetta, come tutte le strutture edilizie, ad interventi periodici di manutenzione, per garantire le condizioni iniziali di stabilità, staticità, durata e sicurezza.
Un qualsiasi immobile necessita di interventi di manutenzione, per garantire le condizioni di cui sopra e, soprattutto in immobili condominiali, per salvaguardare i proprietari da eventuali cause per responsabilità civile a seguito di danni provocati da carenza di manutenzione dell’immobile.

Conseguenze del deperimento del calcestruzzo

Il deperimento del calcestruzzo, con conseguente ossidazione dell’acciaio di armatura, può provocare, a lungo termine, la riduzione della resistenza statica della struttura, soprattutto in caso di eventi sismici di un certo rilievo.
Nel breve termine la conseguenza più rilevante, oltre a quella estetica, è il distacco di pezzi di calcestruzzo, che possono cadere al suolo, con il rischio di colpire persone o cose, con conseguente configurarsi di responsabilità civile ai sensi degli artt. 2051 e 2053 CC e responsabilità penale ai sensi dell’Art. 40 del C.P.

I rimedi

Il miglior rimedio, prima che il ferro d’armatura sia troppo deteriorato (che richiede importanti interventi di ripristino statico), è quello di procedere con un intervento di ripristino che si compone di varie fasi, ognuna con un compito diverso, che restituiscono il copriferro deteriorato ed una superficie pronta a resistere per tanti anni ancora.

Le fasi del processo di ripristino sono:
1.      Pulizia: consiste nel rimuovere tutto il calcestruzzo deteriorato fino ad arrivare a quello sano, mediante scalpellatura, e pulire l’acciaio dalla ruggine, mediante spazzolatura con spazzole di acciaio o sabbiatura;
2.      Protezione dei ferri: si effettua mediante idonei prodotti convertitori di ruggine, che vengono applicati a pennello, i quali avranno anche il compito di proteggere il ferro da futuri attacchi di ossidazione;
3.      Ripristino: consiste nel ripristinare lo strato di copriferro mediante applicazione di idonee malte tissotropiche o fibrorinforzate, idonee per l’applicazione in piccoli spessori;
4.      Regolarizzazione: consiste nella regolarizzazione dello strato superficiale, sempre con idonee malte protettive, che hanno appunto il compito di proteggere il calcestruzzo e offrire un effetto estetico apprezzabile;
5.      Verniciatura: è infine consigliabile la verniciatura finale con prodotti protettivi, che possano coprire anche le zone di calcestruzzo su cui non si è intervenuti.

È importante chiarire che queste lavorazioni sono impegnative e vanno eseguite da manodopera qualificata, con la consulenza di un professionista che possa consigliare le migliori metodologie e prodotti con cui intervenire.


Gianluca Roscini 

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