Le cause del degrado del
calcestruzzo
Il
calcestruzzo è un materiale utilizzato dai millenni, sin dal tempo dei romani,
quando parecchie opere erano realizzate utilizzando il calcestruzzo, contenente
spesso pietra pomice come materiale inerte; anche la cupola del Pantheon è
realizzata con questo materiale.
Contrariamente
però a quanto si riteneva in passato, il calcestruzzo non è un materiale che
dura in eterno, ma è soggetto a degrado, tanto più veloce quanto più la qualità
del calcestruzzo è bassa o l’ambiente è aggressivo.
Un
calcestruzzo armato del tipo faccia a vista è composto da calcestruzzo con
all’interno acciaio sagomato i quali, combinando le proprietà di entrambi i
materiali, vanno a formare una struttura solida perfetta per le costruzioni
edili.
L’acciaio
viene sagomato a forma di “gabbia”, e viene annegato nel calcestruzzo andando a
formare svariate forme geometriche, dove comunque l’acciaio stesso rimane
sempre all’interno del calcestruzzo, dal quale viene sempre ricoperto per
proteggerlo dai fenomeni di ossidazione.
Questo
spessore, chiamato nel linguaggio tecnico “copriferro”, può avere dimensioni
variabili a seconda dell’epoca di realizzazione, del luogo e delle funzioni che
deve svolgere.
Il
calcestruzzo, appena realizzato, è altamente alcalino, e questa caratteristica
permette allo stesso di proteggere in maniera adeguata il ferro di armatura;
questa alcalinità, però, si perde con il passare degli anni, a causa di alcuni
fattori che sono:
• Azione
erosiva dell'acqua di pioggia che ha una alta acidità,
• Azione
erosiva provocata dalla anidride carbonica,
• Azione
erosiva del vento,
• Cicli
di gelo disgelo.
Questi
fattori combinati fra loro aumentano l’acidità e la porosità del calcestruzzo,
creando delle vie di accesso dove l'acqua può penetrare all'interno della
struttura, intaccando il copriferro.
Inoltre
si sviluppano processi chimici che favoriscono il formarsi della
carbonatazione, una reazione lenta e non regolare che negli anni arriva ad
intaccare le strutture ferrose, provocando ossidazione e quindi la formazione
di ruggine.
Questa
ossidazione provoca un aumento del volume del ferro, creando crepe e spaccature,
che con il tempo e i cicli di gelo disgelo possono provocare il distacco di
elementi di calcestruzzo.
Questi
processi hanno una durata variabile, e solitamente necessitano di molti anni
prima di verificarsi, a seconda dello spessore del copriferro, della porosità
del calcestruzzo, della esposizione delle pareti.
Una
struttura di calcestruzzo non ha quindi una durata eterna, ma è soggetta, come
tutte le strutture edilizie, ad interventi periodici di manutenzione, per
garantire le condizioni iniziali di stabilità, staticità, durata e sicurezza.
Un
qualsiasi immobile necessita di interventi di manutenzione, per garantire le
condizioni di cui sopra e, soprattutto in immobili condominiali, per
salvaguardare i proprietari da eventuali cause per responsabilità civile a
seguito di danni provocati da carenza di manutenzione dell’immobile.
Conseguenze del
deperimento del calcestruzzo
Il
deperimento del calcestruzzo, con conseguente ossidazione dell’acciaio di
armatura, può provocare, a lungo termine, la riduzione della resistenza statica
della struttura, soprattutto in caso di eventi sismici di un certo rilievo.
Nel
breve termine la conseguenza più rilevante, oltre a quella estetica, è il
distacco di pezzi di calcestruzzo, che possono cadere al suolo, con il rischio
di colpire persone o cose, con conseguente configurarsi di responsabilità
civile ai sensi degli artt. 2051 e 2053 CC e responsabilità penale ai sensi
dell’Art. 40 del C.P.
I rimedi
Il
miglior rimedio, prima che il ferro d’armatura sia troppo deteriorato (che
richiede importanti interventi di ripristino statico), è quello di procedere
con un intervento di ripristino che si compone di varie fasi, ognuna con un
compito diverso, che restituiscono il copriferro deteriorato ed una superficie
pronta a resistere per tanti anni ancora.
Le
fasi del processo di ripristino sono:
1.
Pulizia: consiste nel rimuovere tutto il
calcestruzzo deteriorato fino ad arrivare a quello sano, mediante
scalpellatura, e pulire l’acciaio dalla ruggine, mediante spazzolatura con
spazzole di acciaio o sabbiatura;
2.
Protezione dei ferri: si effettua mediante
idonei prodotti convertitori di ruggine, che vengono applicati a pennello, i
quali avranno anche il compito di proteggere il ferro da futuri attacchi di
ossidazione;
3.
Ripristino: consiste nel ripristinare lo
strato di copriferro mediante applicazione di idonee malte tissotropiche o
fibrorinforzate, idonee per l’applicazione in piccoli spessori;
4.
Regolarizzazione: consiste nella
regolarizzazione dello strato superficiale, sempre con idonee malte protettive,
che hanno appunto il compito di proteggere il calcestruzzo e offrire un effetto
estetico apprezzabile;
5.
Verniciatura: è infine consigliabile la
verniciatura finale con prodotti protettivi, che possano coprire anche le zone
di calcestruzzo su cui non si è intervenuti.
È importante
chiarire che queste lavorazioni sono impegnative e vanno eseguite da manodopera
qualificata, con la consulenza di un professionista che possa consigliare le
migliori metodologie e prodotti con cui intervenire.
Gianluca
Roscini
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